La Kippah

L’ennesimo episodio di discriminazione d’odio contro ebrei ed israeliani nel nostro paese, espulsioni dai locali , episodi di caccia all’ebreo che stanno avvenendo, soprattutto se indossano visibili simboli religiosi, come la kippah, sono moralmenti disgustosi e inaccettabili.

Il mondo della politica e dell’associazionismo nazionale e internazionale e dei movimenti , sempre pronti a gridare alla “reazione” al neofascismo e al razzismo ad ogni stormir di fronda o simbolo esposto o parola pronunciata da qualcuno, dovrebbe prendere le distanze pubblicamente con azioni conseguenti da queste forme di odio e antisemitismo fascista rosso , nero o bianco che sia o comunque lo si voglia definire.


Che determinante o causa scatenante sia l’ apocalisse di Gaza e che l’ attuale governo israeliano abbia con le sue azioni contribuito gravemente a questo clima, non sposta un dato oggettivo:


Che non vi siano state mai palesi violenze e discriminazioni anti serbe o anti ortodosse quando ci fu la mattanza di musulmani bosniaci nel genocidio di Srebrenica e altri eccidi ( e le guerre balcaniche in europa durarono un decennio, non una stagione)

che non vi siano oggi questi atteggiamenti contro i cittadini russi rispetto ai crimini commessi ogni giorno in ucraina,

che altre guerre in corso con centinaia di migliaia di vittime e milioni di rifugiati, fame e carestie , una su tutte il Sudan, siano totalmente ignorate dai media e dalle opinioni pubbliche


sono tutti sintomi del fatto che invece il conflitto mediorientale fa riemergere nel corpo delle nostre societa’ ( un nervo scoperto e una problema tutto occidentale ) uno specifico odio antiebraico che non si ritrova contro altri popoli , nazionalita’ o religioni, pur coinvolte con varie responsabilità oggi o in passato in altre sanguinose guerre contemporanee.


ricordo per altro che in Italia da decine di anni e non dal 7 ottobre, le sinagoghe , le scuole e altri luoghi delle comunità ebraiche , sono gli unici luoghi di minoranze culturali e religiose italiane presidiati costantemente da militari a loro protezione. Un unicum inquietante e che dovrebbe far riflettere

Si contengono e gestiscono le pulsioni di odio che tracimano ovunque di fronte alle immagini di Gaza, se assumi azioni e responsabilità , ovunque ma soprattutto in democrazia.


Il mondo della società civile italiano, occidentale, europeo , non direttamente coinvolti nel conflitto , avrebbe dovuto tenere una posizione dialogante costante e sostenere almeno quella parte minoritaria ma consistente della società israeliana che è contro queste guerre e l’occupazione. Cosa che non si è fatta, anche se si può sempre rimediare


Abbiamo cercato e invitato ebrei dissidenti della diaspora di ogni sorta e ogni dove , tranne che sostenere e invitare quelli che stanno li, a parte qualche scrittore famoso.
ma tu , pur consapevoli del limite del nostro agire, devi parlare , anche discutere e litigare se serve, con il popolo che vive e sta li’

Domandiamoci quante missioni , delegazioni e carovane della società civile estere sono mai andate ad incontrare i movimenti politici , le vittime di attentati terroristici, ad informarsi ed incontrare i familiari delle vittime del 7 Ottobre?

Tu devi dimostrare a te stesso prima e agli altri con parole e atti di vicinanza che le vittime civili in una guerra sono tutte uguali e meritano la stessa empatia e pietà, altrimenti non sei credibile, la tua azione non è credibile.

Questo è forse il lascito più terribile del settarismo delle guerre contemporanee , portarti ad assumere una gerarchia una priorità e una scala di valore tra le vittime da onorare e ricordare.

E tutto ciò , sia chiaro , non altererebbe il duro giudizio sul Netanyahu e i suoi accoliti reazionari e fascisti che lo appoggiano, l’ uso strumentale da loro utilizzato delle accuse di antisemitismo, a meno che non ti trasformi anche tu parte di una parte e non assuma la posa settaria e ideologica del nemico da allontanare da se, la colpa collettiva dei popoli e quindi in questo caso degli ebrei , un colpa collettiva da indicare e a far espiare

noi per altro giudici occidentali inadeguati e immeritati, se non altro perché grava la memoria collettiva di massacri di popoli e di feroci colonialismi secolari

Il problema è politico e non lo risolve l’azione umanitaria dietro cui noi tutti e la politica piu’ di altri , si nascondono.


Occorrono da sempre passi di un processo e proposte che riconoscono l’esistenza delle due nazioni, parlare con le due parti , ascoltare le ragioni e i torti ( anche se non ci piacciono o non siamo d’accordo )

avere la forza economica e politica per implementarle le proposte diplomatiche che pure non sono mancate in passato, un azione di pressione anche simbolica ( come quella recente di Macron sul riconoscimento della Palestina)e di sanzioni per renderle effettive se da parte dei governi non si rispettano le condizioni e il diritto internazionale .


In un conflitto che non è nato certo da Hamas il 7 ottobre ma è una guerra che dura da un secolo , come società civile internazionale aver manifestato sostegno di fatto solo alla parte e alle vittime palestinesi per quanto storicamente ed eticamente comprensibile, politicamente non ha dato alcun risultato.

e lasciar correre e giustificare ogni sorta di contrapposizione contro il mondo israeliano ed ebraico, anche assumendo la buona fede di tanti indignati, soprattutto fra i giovani, finisce oggettivamente con alimentare e far riemergere odi antichi.

E’ evidente che i toni e il contesto esacerbato in cui si svolge il dibattito pubblico mondiale sulla guerra a Gaza e la sensazione di impunita’ dei crimini dell’ esercito israeliano, alimenta questo clima di odio e rinnovato antisemitismo.

Ma insultare e picchiare chi indossa la kippah non porterà la pace e non salverà un solo palestinese.

Occorre vigilare e reagire con fermezza e non sottovalutare queste azioni, pur slegate fra loro , prima che , come sempre nella storia, succeda il peggio e una frana si trasformi in una valanga incontrollabile.


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