Gli venne incontro un uomo dalla città, posseduto da demòni da molto tempo. Un gruppo numeroso di maiali stava pascolando sul pendio del monte vicino. I demòni allora lo pregarono di farli entrare in quegli animali. Gesù acconsentì.
Così essi, lasciato l’uomo, entrarono nei maiali e immediatamente lʼ’intero branco dalla montagna si gettò a precipizio nel lago sottostante, dove affogarono.
Ben presto molte persone vennero per vedere coi propri occhi che cos’era successo. Quando giunsero vicino a Gesù, videro l’uomo. poco prima indemoniato, seduto tranquillamente ai suoi piedi ,sano e rivestito. E tutti furono presi da grande paura. Luca 8:32-37
La storia e gli eventi drammatici di questi anni sono spesso occasioni di riflessioni e spunti che nascono, non voluti, anche dal caso e dalle letture fortuite, agevolate o suggerite in questo, anche dallo spirito dei tempi che stiamo attraversando.
Rileggere il romanzo I Demòni di Fëdor Dostoevskij rileggerlo in questi tempi di guerre, lascia pensare.
Un libro scritto 150 anni fa che ha rappresentato da allora un potente magnete ideologico ed estetico , un romanzo di critica contro il movimento rivoluzionario russo nichilista degli anni sessanta e settanta, da cui le successive interpretazioni che vedranno nei “Demòni” un “romanzo premonitore” della rivoluzione del 1917 e di tutte le lotte sanguinose che ne sarebbero seguite.
Un contesto magmatico nel quale presero forma nella società russa , che viveva una modernizzazione attardata e traumatica, pensieri e concezioni del mondo destinate ad influenzare il substrato culturale e le ideologie politiche del novecento,
Romanzo confuso, notturno e simbolico, ispirato ad un reale fatto di cronaca del 1869, quando l’anarchico Sergej Nečaev, legato a Bakunin (con cui fu autore de Il catechismo del rivoluzionario) uccise uno studente sospettato di voler abbandonare la cellula sovversiva.
Ambientato in un capoluogo della provincia russa dove un cinico abile burattinaio , Pëtr, guida una cospirazione sovversiva, preceduta da quella che oggi defineremmo una campagna d’ odio.
In questa impresa il fine giustifica ogni mezzo, cosi, simbolo del terrorismo politico, non si indietreggia davanti a nulla, nemmeno l’omicidio di un compagno.
Dalla folla dei personaggi emergono alcune figure come l’ateo che vuol farsi Dio , il socialista, andato in America a studiare la condizione degli operai, che si fa portavoce della Russia e del suo popolo
e poi la figura tormentata dell’ideologo Stavrògin, dissoluto e violentatore, personaggio dal fascino sinistro che persa la fiducia nella giustizia e senza aver trovato la fede, si avvia all’autodistruzione.
Il travaglio intellettuale di Dostoevskij lo portò a superare la propria fede socialista per convertirsi ai Vangeli, ispirandogli l’idea che, in un mondo abbandonato da Dio, la Russia con le sue istituzioni premoderne e il suo popolo sofferente, potesse in qualche modo rappresentare l’unica salvezza.
Ispirato e influenzato dal panslavismo ideologico che si forma in quegli anni e che da movimento riformatore , con l’emergere della Germania prussiana si trasforma in una reazione nazionalista che auspica di ricostruire la dignità dell’impero zarista e si fa presagio di un scontro futuro con l’Europa e l’Occidente.
Non a caso in quegli anni esce il libro “Russia e Europa” di Nicolaj Danilevskij che influenza lo scrittore e il circolo degli amici della rivista l’Aurora
Danilevskij sosteneva la contrapposizione , la competizione della civiltà slava con la civiltà occidentale
Fautore di una federazione slava con Costantinopoli per capitale, secondo Danilevskij la Russia avrebbe dovuto proteggerei popoli slavi o l’occidente li avrebbe dominati anche se il destino della ” civiltà romano-germanic” pareva ormai destinato a scomparire.
Dentro questo quadro , Dostoevskij legge la crisi della società russa contemporanea come perdità delle sue radici tradizionali , identitarie e religiose , dove il peso della dura realta’ preme sulle nostre vite, psicologie e destini, in un caos dal quale si potrà uscire solo con una rinascita religiosa e dove l’identità di un popolo E’ la sua religione.
l’idea dunque di un sacrificio per la fede , il podvig, come scrive nel “Diario di uno scrittore” , un atto eroico sia interiore che esterno politico e militaresco e, una sorta di visione imperialista in senso mistico;
per cui la presa di coscienza della condizione umana non basta più a risollevarsi, ma occorre un uomo nuovo, che si sarebbe poi tradotto nell Operaio dei soviet , ma che in un altra realtà culturale qualcuno quasi negli stessi anni , avrebbe cominciato a teorizzarlo nel “superuomo” , con Nietzsche.
In assenza di questa rinascita e recupero identitario e religioso, questa è la cifra del romanzo, rimane solo un antropologia negativa senza speranza e la dissoluzione.
Dostoevskij teme una sorta d’apocalisse. Le idee socialiste occidentali, di cui anche il cattolicesimo romano secondo lo scrittore era in qualche modo colpevole ascendente e complice , una volta penetrate nelle menti deboli dei giovani nichilisti russi, si sarebbero impossessate di loro, volgendoli al male, appunto i demòni.
è a questo contagio che alludono sia titolo del romanzo che l’epigrafe tratta dall’ inquietante e per certi aspetti oscuro passo del Vangelo di Luca (VIII, 32-37).
Sembra una sorta di avvertimento che i demòni nella storia possono sempre scatenarsi, impossessarsi di un popolo intero e convincerlo a gettarsi in un precipizio e morire.
La riflessione critica di Dostoevskij, le profetiche di alcuni protagonisti dei Demòni, lette oggi sembrano anticipare le derive di alcune delle religioni politiche del novecento .
Dal nazionalsocialismo , al populismo mistico e nazionalista, allo stesso comunismo russo disgregatisi in miti palingenetici,
come ricorda Julia Kristeva, ideologie che , impossessandosi del bisogno di credere degli uomini, si sono affermate nelle loro varie declinazioni di Padri del popolo , della patria, fuhrer , duci, presidenti o segretari di comitati centrali , partiti unici e della Nazione, suscitando ancora oggi lotte fratricide , di classe, di razza tra i popoli.
Le idee panslaviste e di una rinascita religiosa di cui si fa interprete Dostoevskij , scomparse durante il consolidarsi dell’esperienza sovietica , riemergeranno come un fiume carsico , dopo il trauma del 1991 con la scomparsa dell’URSS ,
E appare, a prima vista, evidente come oggi alcune di quelle idee caratterizzino il collante di un sovranismo identitario centrale dell’attuale ideologia nazionalista e militarista del regime di Putin.
Straordinaria attualità di tematiche anche nel nostro contesto, dove per lungo tempo non siamo stati più capaci di pensare e ammettere a noi stessi il negativo e di conseguenza anche il conflitto e la guerra rappresentano dimensioni quasi impossibili da pensare e concepire e quindi da accettare nelle sue dinamiche proprie.
La croce e il nulla, la presenza della dimensione del peccato, timori e inquietudini che hanno sempre rappresentato nel cristianesimo potenti elementi simbolici della presenza del male nella storia e che la nostra modernita’ ha sostanzialmente rimosso.
Per non parlare degli interrogativi nella seconda metà del novecento da Jonas ad Adorno dalla Arendt a Bauman su quale etica, metafisica , quale discorso sia realmente possibile dopo l’esperienza di Auschwitz
Ed è un tempo dell’oggi, nel quale a fatica comprendiamo come nazioni e popoli stiano ridefinendo la loro identità nazionale nella contrapposizione con il nemico, secondo linee di frattura brutali e violente.
Tuttavia dopo l’abisso dei Demòni una piccola luce riappare nell’ultimo libro capolavoro di Dostoevskij , i Fratelli Karamazov, la storia del parricidio assunto a simbolo di un male oscuro, del crollo delle regole della società patriarcale, del rifiuto di Dio e della religione dei padri.
Ma dove, romanzo nel romanzo, il Grande Inquisitore , dopo aver arrestato Gesu’ tornato sulla terra, con l’ accusa di aver concesso agli uomini libertà immeritate e distruttive, alla fine lo lasciera’ libero.
una speranza che rimarra’ incarnata nell’ ultimo dei fratelli Alëša, il cui eroismo mite e sublimato starà nella capacità di accettare il male e farsene carico.
© Mauro Montalbetti | 2025

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