Un viaggio in Ucraina

110 volontari di 35 associazioni italiane organizzati dal MEAN ( Movimento Europeo di Azione Non Violenta) Non un organizzazione ma un network nato su ispirazione di Angelo Moretti, Marianella Sclavi e Riccardo Bonacina fondatore di Vita , scomparso un anno fa.

Eravamo insieme a singoli, associazioni, sindaci e consiglieri in un progetto che dal 2022 tesse relazioni dirette con tante realtà ucraine, gemellaggi tra città, aiuti umanitari, accoglienze di ragazzi e famiglie in Italia e il sostegno alla proposta dei corpi civili di pace europei.

Verso Kyiv. 30 settembre – 1 ottobre 2025
A Cracovia un primo incontro significativo. Anna, una giovane polacca, ha guardato con stupore quando le abbiamo detto che volevamo arrivare fino a Kharkiv, a pochi chilometri dal confine. Ha parlato di un suo amico ucraino, dopo che suo padre era morto nei primi bombardamenti. Lavora instancabilmente per mantenere i figli e farli studiare.

Arrivati a Kyiv dopo una notte in treno, ci siamo immerse nella quotidianità di una città che, pur colpita dalla guerra, non si ferma. In treno abbiamo viaggiato con tante persone che tornavano a casa, viaggiavano da una città all’altra. I loro volti raccontano dolore, stanchezza, ma anche determinazione.

A Piazza Maidan ci siamo fermati in silenzio. I volti sono segnati da tre anni di guerra. Abbiamo scelto di esserci con i nostri corpi, come ha detto il nunzio apostolico Visvaldas Kulbokas: “Non possiamo lasciare la storia solo nelle mani dei politici. Dobbiamo prenderla anche noi.”

Le donne sono ovunque, con dignità, forza e coraggio, a ricostruire ogni giorno. Kyiv ci ha accolte con le sue ferite e la sua energia e resistenza.

Giustizia Riparativa e Resilienza 2 ottobre 2025

“Voi non sapete cos’è la guerra”, scriveva la giovane Yeva. Abbiamo iniziato la giornata in Piazza Maidan, tra le bandiere e i volti giovani dei caduti. Poi siamo entrati nella basilica cattolica di Kyiv, dove si e’ pregato per le 52 guerre oggi in corso nel mondo. Nel pomeriggio la chiesa si è trasformata in uno spazio di dialogo.

Le straordinarie donne dell’Institute for Peace di Cernivci l’antica Bucovina asburgica nel sud ucraino ai piedi dei Carpazi, che lavora con l Universita’ di Bergamo e il professor Filippo Vanoncini hanno raccontato il loro lavoro sulla giustizia riparativa: sono mediatrici, pedagogiste, psicologhe. Hanno operato anche in Crimea.

Rusiana Havryliuc, dell’Università di Černivci, ci ha parlato di laboratori educativi su mediazione, negoziazione e arbitrato. Tutto questo mentre droni e missili attraversano il cielo. Il loro obiettivo e’ “Ripristinare le relazioni umane, trasformare il conflitto in risorsa, promuovere il dialogo anche in tempo di guerra.”

Queste persone rappresentano oggi la migliore società civile europea E con loro il MEAN chiede all’Europa di inviare i Corpi Civili di Pace Europei

Kharkiv: Vita sotto le Bombe 3–4 ottobre 2025

Siamo arrivati a Kharkiv dopo le 21. La stazione era deserta, buia. La luna illuminava debolmente la grande piazza. Poi, d’improvviso, una musica: tre giovani erano venuti ad accoglierci con canzoni ucraine. Emozione, paura, gratitudine.

Su i pullman, telefoni spenti, tende abbassate, luci oscurate. In città, un missile impiega 50 secondi a colpire dal confine russo. Appena arrivati negli alberghi, ci hanno chiesto di disattivare i dati mobili: un numero alto di cellulari italiani avrebbe potuto diventare un bersaglio.

Al mattino, abbiamo partecipato alla Messa del Giubileo nella cattedrale. Poi, in silenzio, ci siamo spostati alla cattedrale greco-ortodossa.

La città è ordinata, pulita, piena di verde. Gli autobus sono gratuiti, per facilitare lo spostamento verso i rifugi. La Chiesa greco-ortodossa ha trasformato la nuova basilica in costruzione in un magazzino di solidarietà: lo chiamano “Punto dell’Invincibilità”, dove ogni settimana si aiutano circa 2.000 persone.

Un anziana signora ci offre un tè caldo in una baracca allestita con tappetti e panni.

I Cimiteri dei Giovani: La Preghiera e il Silenzio

Ci accoglie un paesaggio spazzato dal vento e attraversato da migliaia di bandiere ucraine che sventolano sulle tombe

In un solo anno, il cimitero si è riempito di giovani caduti per difendere il proprio Paese. È uno scenario straziante: chilometri di tombe, volti giovani, storie spezzate. Ognuno di noi porta un garofano e una rosa rossa. Le deponiamo in silenzio su una tomba.

Due genitori anziani seduti su una panchina davanti la tomba parlano al figlio morto. La commozione è profonda. Un silenzio pesante.

L’Università in Guerra: Sapere e Resistenza

4 ottobre 2025 – Kharkiv

Visitiamo una delle 23 università di Kharkiv. Siamo accolti al Dipartimento di Urbanistica, dove operano migliaia di persone tra studenti e docenti. Il rettore ci accoglie con parole toccanti. “La guerra non uccide solo persone, ma anche le idee e la cultura. Noi continuiamo a resistere con l’istruzione.

Ci mostrano le aule colpite 24 volte e sempre rimesse in funzione. Ci raccontano dell’aula multimediale, dei laboratori, dei ragazzi che ogni giorno sfidano il pericolo per continuare a studiare. La prorettrice ci parla con orgoglio del modello di didattica e ricerca, dell’innovazione, dell’assistenza personalizzata agli studenti. Poi ci mostrano un grande murale con il logo del MEAN e ci chiedono di firmarlo.

Alla fine, – docenti, studenti, attivisti –si prendono per mano e formano tre cerchi intrecciati, simbolo del Terzo Paradiso, grazie alla presenza della Fondazione Pistoletto. La stessa che organizza con Adrian Paci dei workshop estivi a Scutari vicino all’Arka, la nostra sede Ipsia Acli in Albania.Connessioni

Nel bunker dell’amministrazione regionale un incontro con i sindaci dei comuni piu esposti sulla linea del fronte. Tante le richieste, molte legate a progetti di ricostruzione non attuabili finche non vi sara’ in cessate il fuoco. Altri bisogni piu’ immediati progetti di ricovery e shelter.
Un brivido e uno sconforto nel constatare che questi richieste ricordano i nostri primi progetti di Ipsia in Bosnia a Kliuc nel 1997-99.

Tutti raccontano di ragazzi in eta’ scolare che fanno lezioni a distanza da 3 anni, quelli che si trovano, fanno lezione in luoghi sotterranei.
La richiesta di accoglienza all’ estero per l’ estate e’ accorata.

Il Concerto: Bach nel Teatro Sospeso

4 ottobre 2025 – Teatro dell’Opera di Kharkiv

La sera ci attende un evento eccezionale: un concerto al magnifico Teatro dell’Opera di Kharkiv. È la prima volta che viene riaperto dall’inizio della guerra. Sul palco, un organo di 17 metri.

Il giovane maestro inizia a suonare. Le note di Bach riempiono la sala, L’emozione è tale che si chiede un bis. Ci alziamo tutti in piedi per un lunghissimo applauso. Una donna dell’organizzazione ci racconta che il ricavato servirà a coprire in parte i costi dell’elettricità del teatro per un mese

Il rientro: verso la Polonia

Sapevamo che il ritorno sarebbe stato lungo. Alle 21.09 partiamo da Kyiv. Il treno è puntuale, anche in guerra. Attraversiamo la vasta pianura ucraina e poi alle 5 del mattino a Leopoli ad un ora dal confine il treno si ferma. Pensiamo sia una sosta tecnica, ma è in corso un attacco : sentiamo esplosioni, la contraerea in azione, droni

Dopo due ore, si riparte.. quando in italia le agenzie battono la notizia eravamo gia in polonia verso Cracovia. I giornali parlano del treno con i “110 italiani sfiorati dai missili”. Ma su quel treno c’erano migliaia di persone, soprattutto donne che vanno in europa in polonia e germania, spesso lavori di fatica e di cura poco riconosciuti lasciando familiari a casa, mariti e compagni al fronte.

Donne che rientrano nella paura, che pagano ogni giorno il prezzo della guerra: la separazione, il dolore. La guerra continua da 1336 giorni.

I cittadini che da anni assistono sgomenti in tempo reale a bombardamenti e violenze , reagiscono se e come possono, con la rabbia e l’indignazione del momento. Ma i soggetti politici, sociali e istituzionali hanno il dovere di correggere distorsioni e dissonanze cognitive e politico-ideologiche.

In questa era di guerre totali, di fronte al fallimento e all’impotenza politica delle Nazioni Unite, alla mancanza di un soggetto in grado di garantire il rispetto del diritto internazionaledi concordare tregue e pacificazioni, dove la forza e la volontà di potenza degli Stati appaiono incontenibili, abbiamo bisogno di un nuovo internazionalismo e la condanna e la lotta contro la violenza sugli inermi non possono variare in base alla latitudine, all’ideologia e alla geopolitica.

La sacralità dell’umano è universale e non ha né confini né geografie.

Mauro Montalbetti


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