Redde Rationem

In un clima di totale anarchia , confermata e accelerata dal ruolo irresponsabile e delegittimante del presidente Trump verso tutte le istituzioni e i processi di governance internazionali dal G7 al G20 alle Nazioni Unite,

Lo spazio e il tempo dell’ordine delle relazioni internazionali nato nel 1945, di cui piu’ volte si è lamentata la crisi, è finito.
Alimentato prima con la genesi e la gestione dell’invasione dell’ Ucraina e oggi con l’ estendersi della guerra medio orientale alla resa dei conti con l’Iran.

Stiamo entrando con il corpo e la mente in un era nuova , in cui ogni soggetto è in competizione per la propria egemonia di spazi e territori, dove l’aspetto piu grave è il rischio emulativo, in un tempo della storia nel quale ogni stato e potenza si sente ormai legittimato ed autorizzato a competere militarmente

Nessun appare in grado di depotenziare e gestire il conflitto, perchè ne manca il presupposto fondamentale: la capacità di definirlo.

Si è ormai prodotta una progressiva alterazione di storiche alleanze, attivate faglie di crisi ovunque e il protagonismo di attori statuali e non statuali che tentano di aprirsi una strada per cercare di imporre con la forza equilibri a loro favorevoli.

Ogni crisi ha caratteristiche sue specifiche. Ma c’è un filo rosso che lega i conflitti intrapresi e quelli che , temo , saranno minacciati in futuro nell’indo-pacifico.

Perché è apparso evidente che molti e diversi regimi e attori hanno tentato e stanno cercando di massimizzare le opportunità, di aumentare il loro potere all’interno del disordine globale, saldandosi una convergenza di interessi per mettere definitivamente fuori gioco il sistema internazionale uscito dalla Seconda guerra mondiale.

Un intero sistema di relazioni, di rapporti tra stati , di egemonie politiche ed economiche si è progressivamente dissolto , in un quadro di disordine che si sta accompagnando anche con la crisi e la caduta della legalità interna in alcuni Paesi.

Una forma della politica, dell’organizzazione e rappresentanza degli interessi, un’ idea e una prassi delle relazioni internazionali del secondo novecento e post guerra fredda, vischiosamente ereditato da chi ne ha preso le veci, si è chiusa definitivamente alle nostre spalle con un accelerazione improvvisa.

Tutti i tentativi di cambi di regime in Afghanistan e nell’ area medio orientale spinti solo da interventi militari esterni, che hanno spesso coinciso con il disfacimento di quegli stati, hanno provocato l’ effetto contrario a quello voluto e sono stati in molti poi a rimpiangere Saddam Hussein e il colonello Gheddafi, benchè fossero dittatori spietati

Mi auguro che il governo e l’ intelligence israeliana abbiano sufficiente evidenza che l’eventuale crollo del lugubre e reazionario regime iraniano, in un paese che sino ad oggi manifestava , giustamente, la piu filo occidentale delle opinione pubbliche mediorientali, non produca lo stesso effetto.

Fomentare conflitti totali , con la superpotenza USA che interviene direttamente arrivando al redde rationem contro l’ Iran, per il modo in cui si sta svolgendo e di cui in queste ore drammatiche si stanno definendo i contorni , non vorremmo abbia come contropartita quello di legittimare ieri il militarismo putiniano e l’invasione dell’Ucraina e domani l’ interventismo cinese , secondo una visione anticipata di neo spartizione di spazi imperiali.

In questo quadro noi europei ci troviamo a un bivio. Per rimanere un attore rilevante, costruttivo e credibile , la UE tramite il nucleo dei suoi paesi fondatori , deve accelerare il processo di integrazione, partendo da quanto negoziabile e fattibile a trattati invariati, adottando una visione strategica unitaria e assertiva

La capacità di agire all’esterno dipenderà in larga misura dalla sua coesione, affrontando e gestendo le sue sfide interne , le disuguaglianze economiche e sociali e la polarizzazione politica, la strumentalizzazioni del fattore migratorio, che potrebbe trovare una nuova crescita dall’esacerbarsi dei conflitti nei paesi vicini , il tutto per evitare che venga minata la fiducia e la capacità di azione comune.

In un quadro di regressione a logiche di potenza, l’ Europa sostenitrice di un ordine basato sulle regole, si trova di fronte ad una sfida storica epocale e che ne definirà i suoi contorni e prospettive

Winston Churchill parlando dei Balcani una volta ebbe a scrivere che essi producevano più storia di quanta ne potessero consumare, noi oggi non possiamo permetterci lo stesso destino.

Non in un futuro indefinito ma sin dai prossimi mesi , oltre ad una storica capacità di resilienza, dovremo avere il coraggio di costruire coalizioni, alleanze e politiche con quanti condividono lo stato di diritto e la democrazia , partendo dalla priorità di sapere proteggere i suoi valori e le sue istituzioni, attraverso una politica di sicurezza efficace e coesa, Questa è non altro sarà la principale garanzia e il presupposto per mantenere la pace.


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