La guerra totale e la pace che verrà -2

Per quanto marginale rispetto alla gravità e indicibilità della violenza , il clima di guerre di questi anni ha creato una scissione tra la poesia e la vita, scissione che ritroviamo anche nel passato , nella nostra eredità storica culturale

Tra i tanti anniversari del 2024 coincidenza casuale ma simbolica per i tempi attuali, il 20 novembre si è ricordato il centenario della pubblicazione de ” La montagna incantata “ di Thomas Mann, ultimo grande romanzo di formazione nella storia della letteratura moderna europea . Insieme a Kafka , Joyce, Musil, Proust, capolavoro della letteratura della prima parte del novecento.

Cifra del romanzo , la denuncia di quell’irrazionalismo delle tenebre che stava per avvolgere l’anima tedesca e che si riverbera tra le dispute spirituali e umane , psicologiche e poetiche, morali e concettuali dei suoi personaggi e del suo protagonista il giovane Hans , che lasceremo poi nel fango e nel fuoco delle linee del fronte.


Ambientato in un sanatorio , di per sé iper-luogo letterario , a Davos in Svizzera, ( si proprio quella Davos destinata a diventare nel nostro secolo la sede ufficiale degli incontri dell’elite globalista e dei potenti )
nel rapporto tra arte e malattia, vita e morte , il romanzo dipinge l’affresco di un mondo, delle tendenze spirituali , culturali e politiche di una civiltà al tramonto alla vigilia della prima guerra mondiale, tendenze che lo straordinario intuito creativo dello scrittore, colse nel momento della loro rottura, la rottura di quella coscienza europea che sfociò nelle guerre, nei totalitarismi e nella shoah.


Tuttavia , pur pagando costi umani inauditi , nessuna fine del mondo da allora si è compiuta , nemmeno quelle date per imminenti , né quelle preconizzate da tanti.Siamo sopravvissuti

Tutto è in ridiscussione : i vecchi mondi, i vecchi ordini sono tramontati ma i nuovi non sono ancora arrivati anche se ne scorgiamo le tracce, vi sono trasformazioni ominescenti, elementi di continuità e discontinuità che si alternano.

Ci sono aggressori e aggrediti , scontri tra eserciti e guerre ibride , campi e fronti lineari e altri dove si muovo numerosi protagonisti , piccoli e grandi giochi, la volontà di potenza che è propria degli spazi politici e dei grandi imperi od ex imperi , la tentazione di proporre un esito definitivo ad un conflitto secolare.

Questo nostro rifiuto di vedere e valutare l’effettiva natura dei pericoli, di considerare autentiche le intenzioni ostili di alcuni attori della scena internazionale ( e conseguenza prenderne le contromisure) ha fatto si che il conflitto e la guerra, rappresentino dimensioni quasi impossibili da pensare e concepire e quindi da accettarne nelle sue dinamiche proprie.

Paradossalmente è stata la mancanza di un solo potente stato egemone, il vuoto di potere, la stessa crisi del riluttante impero americano degli ultimi anni , a consentire anche a vecchi e nuove potenze e ad altri attori di muoversi liberamente, in una sorta di effetto domino ed emulativo.

La crisi contemporanea sta toccando aspetti essenziali dell’ ordine politico e giuridico e tutti gli assetti multilaterali su cui si è realizzato l modello storico di convivenza degli stati
Ma qui non siamo ad invocare la pace, parola troppo grande da usare ora, siamo al momento di capire se si possono creare le precondizioni perchè vi possano essere delle tregue.

Disposti a risultati insoddisfacenti a vedere realizzarsi solo parziali armistizi , mentre attendiamo il nuovo mondo auspicato dal pensiero post-coloniale e multilaterale, forse è arrivato il momento che le grandi potenze si ritrovino in un nuovo direttorio , attivando una nuova forma di concertazione che provi a disinnescare , gestire e contenere le situazioni più drammatiche.

 © | 2024 | Mauro Montalbetti


Scopri di più da

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un commento